L’Unione europea, tramite Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione, ha preso atto che occorre intervenire con saggezza sul fenomeno dell’immigrazione/emigrazione.
Il problema non esisterebbe, o sarebbe risibile, se coloro che governano i Paesi più ricchi si mettessero una mano sulla coscienza e, alleandosi, s’impegnassero per aiutare lo sviluppo delle nazioni più deboli in modo da garantire ad ogni persona le condizioni minime di sopravvivenza.
È davvero impossibile costruire qualche pozzo là dove occorre? Sono ancora tollerabili le favelas o le baraccopoli nelle città di mezzo mondo?
Ha senso che la concentrazione della ricchezza sia in mano a pochissimi individui e famiglie, l’1 per cento della popolazione globale, a scapito del restante 99?
Nessun essere umano lascia volentieri la propria terra, il luogo in cui è nato, gli affetti delle persone con cui è cresciuto. Chi emigra soffre, sempre. Il distacco, qualunque distacco, affligge perché genera senso d’abbandono.
Le uniche vere cause del fenomeno delle migrazioni sono le guerre e le tirannie che, a ben vedere, sono prodotte da quelle élite finanziarie, economiche e politiche che attualmente governano il mondo.
Occidente e Oriente sono attualmente complementari perché entrambi si muovono nella logica del dominio e dello sfruttamento dei popoli più deboli, costringendo quindi milioni di esseri umani a spostarsi altrove per trovare migliori condizioni di vita.
L’Africa è l’esempio più concreto. Cina, Russia,Turchia, dopo Francia, Regno Unito, Belgio, Germania, Spagna e Portogallo proseguono la colonizzazione del Continente Nero in cui molti Stati, a cinquant’anni e più dall’indipendenza, sono ancora alle prese con guerre intestine e sommovimenti sociali spesso alimentati ad arte per tutelare interessi stranieri.
Anche il nostro Paese non è stato esente da imprese coloniali che però si sono concluse con il secondo conflitto mondiale.
Da anni i vescovi delle Conferenze nazionali e interterritoriali dell’Africa occidentale che costituiscono il Recowa-Cerao hanno preso posizione sulla piaga dell’emigrazione di massa, che priva l’Africa di forze giovani conducendole, spesso, verso viaggi insperati, sofferenze, morte.
Il blog “Albe rwandesi” di Martino Ghilotti ha lodevolmente raccolto una serie di documenti che le Conferenze episcopali africane hanno pubblicato sulla questione dal 2009 (“Proposizioni della II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi sul tema La Chiesa in Africa a servizio
della riconciliazione, della giustizia e della pace”) al 2019 quando, riuniti per la loro Terza Assemblea Plenaria a Ouagadougou, in Burkina Faso, dal 14 al 20 Maggio, hanno diffuso un messaggio pastorale di inequivocabile chiarezza.
Si tratta di un documento ampio e articolato dal quale estrapoliamo il paragrafo destinato ai giovani.
«Voi rappresentate il presente e il futuro dell’Africa, che deve lottare con tutte le sue risorse per la dignità e la felicità dei suoi figli e figlie», affermano i Vescovi. «In questo contesto, non possiamo tacere sul fenomeno delle vostre migrazioni, specialmente in Europa.
I nostri cuori come pastori e padri soffrono nel vedere queste barche sovraccariche di giovani, donne e bambini in balia delle onde del Mediterraneo.
Comprendiamo la vostra sete di felicità e di benessere che i vostri Paesi non vi offrono. Disoccupazione, miseria, povertà rimangono mali che umiliano.
Tuttavia, non dovete sacrificare la vostra vita lungo strade pericolose e destinazioni incerte. Non lasciatevi ingannare dalle false promesse che vi porteranno alla schiavitù e ad un futuro illusorio! Con il duro lavoro e la perseveranza potrete avere successo in Africa e, cosa più importante, rendere questo
continente una terra prospera. (…) È triste notare che molti, nella loro ricerca di migliori condizioni di vita, sono stati vittime di rapitori, commercianti di schiavi. Molti sono morti in alto mare o nel deserto. Non dobbiamo permettere che una tale tragedia continui. Chiediamo ai nostri governi di promuovere una nuova cultura di leadership nel
servizio, nella giustizia, nel patriottismo e di creare un ambiente favorevole affinché gli africani possano vivere e prosperare nel nostro continente. Dichiariamo che migranti e rifugiati africani costituiscono capitale umano e ricche risorse spirituali per i Paesi verso cui emigrano. Chiediamo quindi che la dignità dei migranti e dei rifugiati sia rispettata ovunque e sempre».
Un pensiero coerente con quello espresso nel messaggio di Benedetto XVI per la giornata mondiale del migrante e rifugiato nel 2013 in cui si sottolineava che «Nel contesto socio-politico attuale, però, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra, ripetendo con il Beato (ora Santo) Giovanni Paolo II che “diritto primario dell’uomo è di vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all’emigrazione”» (Discorso al IV Congresso mondiale delle Migrazioni, 1998).